mercoledì 22 dicembre 2010

1, 2, 3...

E’ di fronte a me, allo sportello, sta ricontando non so cosa, 1, 2, 3… conta con le dita, dita piccole, mani piccole, un uomo grande e grosso con mani troppo piccole, un uomo tragico, come si fa a prender sul serio un uomo così? Lo guardo, se ne sta andando, saluta con educazione la sportellista che nemmeno se ne accorge, c’è un vetro anti proiettile di mezzo e lei ha da fare. Capitò anche a me una volta, stesso sportello, “grazie e arrivederci”, nessuna risposta, mi ero quasi girato per andarmene ma tornai sui miei passi, nocca del dito indice sul vetro, toc toc, “ho detto grazie e arrivederci… io!” Ho ricevuto subito il mio saluto di risposta ed un sorriso imbarazzato. La sportellista adesso ogni volta che entro mi guarda e mi sorride, e se può fa in modo che io capiti al suo sportello, ma io ho le mani grandi. Invece lui, l’uomo grande con le mani piccole, se ne va, forse non ci fa nemmeno caso, ma non credo, ci fa caso eccome… solo che ha le mani piccole, non sa farsi valere, o forse non sa che anche con le mani piccole potrebbe farsi valere. Cazzo, per colpa di mia madre ho portato i pantaloni corti fin quasi all’età delle prime seghe… anche d'inverno, a scuola ero lo zimbello di tutti, mi portavano per culo anche i bidelli, ma mi facevo valere, nel senso che i ragazzi più grandi se mi prendevano in giro dovevano anche spaccarmi la faccia, perché comunque io a spaccare la loro ci provavo, per primo. Non ci riuscivo, alle scuole medie non ero ancora completamente sviluppato, e un palmo di altezza di differenza in un corpo a corpo vuol dire tanto, tornavo sempre a casa con il naso che sanguinava, ma incazzato come una jena, e non rassegnato come una pecora. Glielo vorrei dire a quell’uomo, “cazzo, fatti valere”, ma se ne è già andato, zigzagando con attenzione tra tutte le persone che stanno aspettando annoiate il loro turno. Lo guardo mentre se ne va, è già fuori dall’ufficio, si sta rimettendo cappello e sciarpa e sta guardando dentro. Anche io ho finito, saluto e me ne vado e… forse per un sentimento di rivincita per tutti quelli come lui, punto dritto al centro del mucchio di quelli che aspettano. Senza fretta, senza foga, ma con decisione, basta la prima spallata a un tipo che mi grugnisce dietro, e tutti gli altri si scansano, come le acque del Mar Morto. Esco dalla porta a vetri, lui è ancora lì, ha visto tutto, vorrei dirgli “così si fa”, ma non sono sicuro che capirebbe, spero solo che l’esempio gli sia servito. Lo saluto, “buongiorno” e lui mi risponde prontissimo “buongiorno” e poi… “così si fa.” "Già… così si fa, Buon Natale."



9 commenti:

teti900 ha detto...

buon pomeriggio, approfitto dello scarso affollamento per rinnovare il gradimento di questa nuova conoscenza.
adoro chi, al contrario di me, "sinestesizza" abilmente e sinteticamente musica, testo e testo del commento musicale.

(Se gli sguardi potessero uccidere, probabilmente lo farebbero nei giochi senza frontiere) ____ guerra senza lacrime.

brrrrrrrr piacevole brrrrrivido :))

scusate il disturbo, buona sera:)

Venerdi Sushi ha detto...

Comincio a pensare di toglierti dalla quarantena...

teti900 ha detto...

(credo
anch'io
che
l'ergastolo
sia
una
misura
più
adeguata)

Venerdi Sushi ha detto...

HAI IMPARATO AD ANDARE A CAPOOOOOOOOO

teti900 ha detto...

è probabile che lei mi confonda con qualche altra conoscenza,
mai avuto problemi con gli a capo su questa piattaforma:))

Venerdi Sushi ha detto...

Ah si...
molto probabile, sa, l'alzhaimer

Minerva ha detto...

Accidenti nuovamente, faccio anche io queste parti dure! Una volta non ero così, ero educata e remissiva. Adesso penso che se non si fanno queste parti, non solo non rispettano te, ma in realtà contribuisci alla perdita di rispetto, educazione, attenzione reciproca di un'intera comunità: insomma, tacere significa avallare mediocrità, decadenza, maleducazione e mancanza di rispetto a livello collettivo.
Quindi ora reagisco, alzo la voce con freddezza - niente 'piazzate', sono sempre una signora - chiedo di parlare con un 'superiore' e via dicendo. Perché anche io lavoro, e molto duramente, e quindi comprendo la stanchezza e la frustrazione: è una delle ragioni per cui per prima, come cliente/utente, sfodero un sorriso, un 'buongiorno' sincero e due parole gentili per alleggerire l'altrui giornata - ma pretendo la medesima risposta educata o almeno un "mi scusi, oggi non me la sento, non ce la faccio". Mi va bene anche così. Non mi va bene l'arroganza, né la maleducazione, né l'intoccabilità.

Quindi buona giornata a te! ;-)

Venerdi Sushi ha detto...

Minerva... condivido, la vita è già abbastanza spietata, se perdiamo anche la capacità di sorridere al prossimo, se ci richiudiamo in noi stessi, allora è proprio la fine. Auguro anche a te una splendida giornata, e sono felice di averti qui, sei una mente abitata.

Minerva ha detto...

Il piacere è reciproco, i tuoi post mi 'risuonano' in sincrono con ciò che penso a mia volta. E io sono sempre felice quando si può partecipare a buone jam sessions :-) Ciao!